Requiem per il M5S
Deliberata a
maggioranza l’espulsione della senatrice Gambaro. Adesso deciderà la Rete.
Non se ne può proprio più. Le
speranze riposte da milioni di elettori nel M5S stanno annegando in una girandola
di grottesche inquisizioni. Che pena vedere tutti questi talebani grillini che
urlano e strepitano contro chi ha “osato” dissentire pubblicamente, senza chiedere il permesso a Grillo che è l’unico
abilitato a parlare autonomamente. Ma ci pensate a un’Italia governata da gente
così?
Da un grande fratello (Grillo) e dal suo guru (Casaleggio) che - senza nemmeno sedere in Parlamento - decidono il destino di una nazione come l’Italia scrivendo dei post su quel bollettino (il blog) che ricorda tanto i megafoni informativi tipici dei regimi autoritari? Non vengono i brividi al solo pensiero? E poi BASTA con questa storia della Rete come giudice supremo di ogni cosa. Possono alcune migliaia di persone prendere decisioni in nome di ben 9 milioni di elettori che li hanno mandati in Parlamento? E BASTA anche con questo linguaggio violento, fatto di insulti e offese nei confronti di tutti (istituzioni comprese). Cari grillini, staccate la spina per favore e riposate in pace. Amen.
Da un grande fratello (Grillo) e dal suo guru (Casaleggio) che - senza nemmeno sedere in Parlamento - decidono il destino di una nazione come l’Italia scrivendo dei post su quel bollettino (il blog) che ricorda tanto i megafoni informativi tipici dei regimi autoritari? Non vengono i brividi al solo pensiero? E poi BASTA con questa storia della Rete come giudice supremo di ogni cosa. Possono alcune migliaia di persone prendere decisioni in nome di ben 9 milioni di elettori che li hanno mandati in Parlamento? E BASTA anche con questo linguaggio violento, fatto di insulti e offese nei confronti di tutti (istituzioni comprese). Cari grillini, staccate la spina per favore e riposate in pace. Amen.
1 commento:
Che il movimento cinque stelle non fosse destinato a durare molto era nelle cose, dal momento che si tratta di una formazione priva di una precisa identità politica, senza un’organizzazione, con parlamentari privi di esperienza politica, eterodiretti attraverso un blog e spogliati dei più elementari diritti di democrazia interna. Quello che stupisce è la velocità con cui questo movimento sta implodendo. Velocità addirittura superiore a quella, notevole, che aveva caratterizzato la sua crescita. Di fatto Grillo si è rivelato abilissimo nel cavalcare tutte le proteste e nel mobilitare folle ai suoi comizi ma assolutamente incapace di tramutare il potere ricevuto in proposte per il paese. Rispondere poi alle critiche ricevute con insulti e regolare i rapporti interni con espulsioni oltre ad essere un segno di debolezza appare un vero e proprio suicidio politico.
Ma in Italia il movimento di Beppe Grillo non è l’unica formazione politica populista, con un uomo solo al comando!
Basti pensare al PDL, che in questi ultimi 20 anni ha coperto - per la verità molto indegnamente, con squallide vicende e molte nefandezze - lo spazio politico di destra. Il Caimano, assumendo posizioni sociali di tipo conservatore e reazionario ma senza mai indire un congresso di partito, è riuscito - contornandosi di ruffiani (oltre che di donnine) - a mantenere sin qui il potere, prendendo in giro alla grande gli italiani. E se adesso anche il suo partito è entrato in fibrillazione lo si deve soltanto alle scadenze processuali delle numerose sue vicende giudiziarie.
Che dire poi della “Lega Nord”? Un partito, sostenitore del federalismo e con un programma addirittura secessionista (Padania libera!). Ebbene il suo leader Bossi, idolatrato più che rispettato, con grossolanità e volgarità di ogni tipo, è riuscito a mantenere intatto il suo potere fino ai giorni nostri quando un'inchiesta giudiziaria ha coinvolto il tesoriere del partito e la sua stessa famiglia con l’accusa di aver distratto, per scopi privati, denaro proveniente dal finanziamento pubblico. Ora anche la Lega Nord appare in caduta libera, dilaniata da lotte interne e con un nuovo leader che, minacciando di espellere lo stesso Bossi, rischia di condurre questo partito ad una rapida e tragicomica estinzione.
Ma non bisogna dimenticare in questo elenco l’IDV, il partito di Antonio Di Pietro, che con una conduzione fortemente personalistica e facendosi alfiere del giustizialismo, ha finito con il risultare esso stesso vittima di inchieste giornalistiche e indagini della magistratura per un uso distorto dei soldi provenienti dai rimborsi elettorali e dalle donazioni di privati cittadini fatte a fini politici.
Il fatto che il M5S, il PDL, la Lega Nord e l’IDV abbiano avuto e ancora hanno un entusiastico consenso della gente pur presentando una struttura sostanzialmente antidemocratica, fa riflettere amaramente sulle capacità del popolo italiano di orientare democraticamente il proprio voto.
Posta un commento