"Io non
farei mai uno spot con una famiglia gay, non per mancanza di rispetto agli
omosessuali che hanno diritto di fare quello che vogliono, senza disturbare gli
altri, ma perchè non la penso come loro e penso che la famiglia a cui ci
rivolgiamo noi è comunque una famiglia classica, in cui la donna ha un ruolo
fondamentale..." (Guido Barilla 25/09/2013).
Dato che molte persone si sono affrettate a giudicare
- e non solo - il concetto espresso da Guido Barilla a "La Zanzara"
di Cruciani, è bene riportare in maniera precisa le parole incriminate, prima
di entrare nel merito della questione.
Senza soffermarsi sull'ingenuità con la quale Barilla
è caduto in un banale trappolone che un vero esperto di comunicazione - come
lui si definisce nella stessa intervista - avrebbe facilmente evitato, in
quest'articolo mi piacerebbe discutere con voi sul contenuto del concetto
espresso dal milionario emiliano.
Dopo aver ascoltato più volte la "galeotta"
intervista, infatti, mi convinco sempre di più che Barilla non solo non abbia
detto nulla di scorretto, ma che, anzi, abbia parlato anche di valori
importanti e condivisibili, in maniera tanto coraggiosa quanto sconsiderata.
Se leggete attentamente le sue parole, oltre ad
esprimere l'innegabile importanza del ruolo della donna nella società, noterete
che Barilla non ha mancato di sottolineare il suo rispetto verso gli
omosessuali e verso la diversità, non solo sessuale. Possiamo, allora, davvero
biasimarlo, o perfino boicottare la sua azienda, perché ha detto che lui non
farebbe mai uno spot con una famiglia omosessuale?
Guido Barilla non ha detto che lui discrimina i gay o
che dovrebbero essere ghettizzati, ha semplicemente detto che non la pensa come
loro e che preferisce comunicare l'ideale classico di famiglia. Cosa c'è di
male in questo? Una persona, o un'azienda, non è più libera di scegliere i
propri valori e il proprio target di comunicazione?
Mi chiedo: siamo davvero arrivati al punto in cui se
non osanniamo e celebriamo l'omosessualità, senza per questo condannarla o
giudicarla, veniamo considerati bigotti o omofobici? Dobbiamo, allora,
omologarci tutti sulle stesse posizioni per non turbare il benpensante moderno?
Personalmente, ritengo che questa futile polemica sia
l'ennesima riprova di come i giudizi del popolo siano ancora profondamente
immaturi e superficiali. Passano gli anni, si invertono le posizioni, ma la
fatuità delle polemiche popolari rimane sempre la stessa. Se fino a 100 anni fa
era peccato mortale difendere o magnificare l'omosessualità, oggi vale lo
stesso per l'eterosessualità e la famiglia tradizionale.
L'unica differenza è che adesso c'è la Rete ad
amplificare e a moltiplicare l'eco di queste facili condanne. Di questo passo,
secondo l'ipocrita logica dei pensanti moderni, arriveremo al punto in cui
perfino dichiararsi eterosessuali verrà considerata come una discriminazione
nei confronti degli omosessuali.
Antonio
Tresca economista e blogger, dall'Huffington Post del 28.9.2013
Nessun commento:
Posta un commento