Mentre i nostri politicanti delle
"larghe intese" sono alle prese con le miserabili vicende giudiziarie
del cainano e dell'IMU (siamo infatti in attesa di conoscere le modalità con
cui, a dispetto della sua abolizione formale, alla fine pagheremo comunque di
più) sta maturando qualcosa di tremendo dalle conseguenze imprevedibili in termini di crisi diplomatiche, economiche e finanziarie. Mi riferisco alla incredibile
decisione (pare ormai definitiva) di impartire una lezione militare "limitata"
(deliziosi gli eufemismi che si usano a proposito delle guerre...) alla Siria
che "avrebbe" gasato centinaia di siriani qualche giorno fa. Stati
Uniti, Inghilterra e, sembra, anche la
Francia starebbero per scatenare unilateralmente un'offensiva punitiva nei
confronti del regime di Assad reo di aver superato l'asticella della crudeltà (i
gas appunto) nella sanguinosissima guerra civile che ha già fatto centinaia di
migliaia di morti (senza gas).
Confesso che c'è da restare
sbigottiti di fronte alla superficialità di questa iniziativa che sta per essere
assunta nel
disprezzo di ogni regola internazionale. Si decide una iniziativa militare
pericolosissima, pur sussistendo ancora dubbi
circa le reali responsabilità di chi ha commesso il crimine. Anche se è molto
probabile la responsabilità di Assad, nessuna prova è stata ancora fornita e
anche gli inviati dell'ONU colà operanti
non hanno ancora rassegnato un rapporto definitivo. Non va dimenticato infatti
che, nell'opaco e indistinto fronte che combatte il regime di Assad, la
componente "al qaidista" è molto forte e non sarebbe in teoria affatto
impensabile che essa possa anche avere ordito un misfatto del genere per
addossare la colpa al regime. Ricordiamoci infatti che nella recente crisi
libica è sparita una grande quantità di gas bellici che non è difficile pensare
sia finita in mano ai qaidisti, che costituiscono certamente una formazione molto ben
organizzata e capace di ogni crudeltà terroristica.
Ma a parte questo, mi chiedo con
quale autorevolezza morale una nazione come gli Stati Uniti (pur sempre una
grande democrazia, difatti dai sondaggi emerge che il popolo americano è
nettamente contrario all'iniziativa) che ha nella sua storia bellica, per
citarne qualcuna, l'uso del napalm nelle
foreste vietnamite e di altri veleni contenuti nelle bombe copiosamente
sganciate in Iraq e nella guerra per il Kosovo (onde aggiungere alle morti per
le esplosioni anche quelle tumorali per
i soldati che avessero avuto la ventura di salvarsi dalle bombe) possa ergersi
a giudice morale delle guerre altrui. E stupisce che tutto ciò possa accadere
sotto la Presidenza Obama che tante speranze aveva suscitato nelle coscienze
democratiche per la sua apparente diversità e che tra i suoi obiettivi politici
aveva posto la sostanziale rinuncia al ruolo degli Stati Uniti come gendarme
del mondo. Parlare di guerra "limitata" a pochi giorni è una follia
perchè la storia ci insegna che nessuna
guerra è mai limitata non foss'altro per le conseguenze - specie in epoca di
globalizzazione - diplomatiche ed
economiche (Russia, Cina e Iran sono difatti contrarie).
Mi chiedo anche: è senz'altro
indubbio che l'uso di gas venefici è un crimine aberrante, ma le centinaia di
migliaia di morti siriani "non per gas" (tra cui migliaia di donne bambini e
anziani) ma per ogni sorta di violenza commessa in questi anni da entrambe le
parti non avrebbero meritato allora
altrettanta considerazione? Sono morti di serie B? Credo che TUTTI i morti di TUTTE le guerre meritino
la stessa pietà e considerazione e non ci si può scandalizzare solo se si usano
gas venefici. Tutto ciò è ipocrita e falsamente morale. Nessuno in fatto di
guerra ha le mani pulite. Nessuno. E non vorremmo ritrovarci di fronte a un
nuovo caso Iraq per far la guerra al quale Bush e il Pentagono si inventarono
l'esistenza di fabbriche di gas bellici che poi non furono mai trovate.
Infine, "cui prodest"
questa iniziativa bellica? Esclusi intenti morali del tutto inesistenti ed
escluso l'abbattimento del regime di Assad che gli Stati Uniti dicono di non
volere, resta da capire a chi o cosa possa giovare questa iniziativa.
All'industria bellica americana che forse deve sperimentare qualcosa di nuovo?
All'Occidente non credo, specie dopo le figuracce accumulate nelle cosiddette
"primavere" arabe dove non si capisce a cosa siano serviti gli
appoggi militari e dipliomatici forniti a forme di opposizione indistinte e
ambigue che ci stanno regalando tante belle "primavere islamiche"
forse peggiori dei precedenti regimi. Considerati i fallimenti politici di
Tunisia, Libia ed Egitto che non hanno fornito ancora nessuna prova di effettiva
coscienza democratica, non sarebbe allora il caso che l'Occidente cominci una
volta per tutte a considerare questi rivolgimenti come guerre civili lasciandone
gli esiti alle dinamiche interne, almeno fino a quando non siano emerse con
chiarezza forme di opposizione strutturata, in modo da vedere con chiarezza CHI
si sta aiutando e COSA ci si può aspettare in caso di vittoria? Ciò eviterebbe
almeno di aiutare più o meno inconsapevolmente formazioni come quella "qaeidista",
abilissima nel tramare nell'ombra sfruttando a proprio vantaggio gli aiuti in
ogni modo forniti dall'Occidente. E che questa iniziativa militare aiuterà
anche loro non c'è alcun dubbio....
Un'ultima parola sull'Italia. Mi
auguro che il nostro Governo tenga fermo l'intento di non partecipare alla
spedizione senza un pronunciamento dell'Onu. Anche se sarà tutta da vedere la
nostra capacità di resistenza alle pressioni che inevitabilmente subiremo. Siamo
veramente stufi di vedere i nostri soldati in giro per il mondo, con costi
miliardari per le nostre disastrate finanze, a sostenere cause che per dirla
tutta non ci riguardano per nulla o quasi e per le quali spesso perdiamo anche
uomini mandati lì a svolgere funzioni di pace più apprezzate dai regimi corrotti
sostenuti dall'Occidente che dalle popolazioni interessate.
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